L’acqua in Italia in Europa
L’acqua in Italia in Europa
In Italia, i prelievi d’acqua per usi civili (potabile ed igienico) ammontano a 9,11 miliardi di mc e rappresentano circa il 19% dei prelievi totali; gli altri prelievi sono destinati alle attività agricole per il 48%, all’industria per il 19% e all’idroelettrico per il restante 14% (fonte Istat)
Le fonti per l’approvvigionamento idropotabile sono differenti, in base alle caratteristiche idrogeologiche del territorio: acque sotterranee (sorgenti e pozzi), acque superficiali (corsi d’acqua, laghi e invasi artificiali), acque marine o salmastre.
L’85,6% del prelievo nazionale per usi civili deriva da acque sotterranee, il 14,3% da acque superficiali e lo 0,1% da acque marine o salmastre.
La rete acquedottistica italiana è lunga 337mila km (oltre 400 volte l’Autostrada del sole – A1) e soddisfa consumi medi pari a 72,9 mc/anno per abitante, ovvero 199 litri per abitante al giorno.
Dall’analisi comparata con i Paesi Ue, risulta chiaramente il gap esistente tra gli investimenti realizzati in Italia e lo standard internazionale, essenzialmente connesso ad un livello delle tariffe insufficiente a garantire le risorse necessarie. Se in Italia si investono poco più di 30 euro/abitante/anno, in Germania sono 80 euro/abitante/anno, in Francia 88 euro/abitante/anno, nel Regno Unito 102 euro/abitante/anno e in Danimarca 129 euro/abitante/anno. Risulta dunque evidente la stretta connessione tra tariffe e livello degli investimenti.